SUMMARY
Jérôme Bel offers a different a approach to dance. In which dancers become speaking subjects and co-authors of his works. In which professional dancers and amateurs coming from different cultural and social contexts have access, together, to the stage. In which the realm of the “real” and of its excluded subjects becomes content and form of his choreographic pieces.
Through a research path that aims to investigate the character and prospects of the performative act, the Center for Contemporary Art Luigi Pecci of Prato has organized the first solo exhibition in a museum of French choreographer Jérôme Bel, curated by Antonia Alampi. The show brings together a selection of his most significant works to investigate the many possibilities of translating performance within the duration of an exhibition. It is time, more than space, that characterizes this project. Hence the title 76’38 ‘’ + ∞ that alludes to the duration, to the sum of the lengths of the videos on view: an encouragement to observe the works on display from the beginning to the end, a classical norm in theatres, an unusual behaviour in the museum. Here ∞ refers to the countless possibilities of a new dance, an on-going one created specifically for the Centro Pecci: a work without an end, thought to be experienced from a few seconds to eternity.
The catalogue is a compendium on the work of Bel, designed to provide a broader overview on his artistic practice. In addition to a critical essay by Gerald Siegmund, which provides a lengthy analysis of his research from the nineties to the present, and a conversation with the curator in which Bel discusses many of the theoretical problems that have led to the creation of his works, this publication includes images in large format and descriptions of many of his works.
Jérôme Bel offre un diverso approccio alla danza. In cui i ballerini diventano soggetti parlanti e co-autori delle sue opere. In cui danzatori professionisti e amatoriali provenienti da contesti culturali e sociali differenti hanno accesso, insieme, alla scena. In cui il regno del “reale” e dei suoi soggetti esclusi diventa contenuto e forma di opere coreografiche.
Nel percorso di ricerca con il quale intende indagare il carattere e le prospettive dell’atto performativo, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato ha organizzato la prima mostra personale in un museo del coreografo francese Jérôme Bel, a cura di Antonia Alampi. L’esposizione raccoglie una selezione delle sue opere più significative puntando a investigare le varie modalità di traduzione della performance in durata espositiva.
È il tempo, più che lo spazio, a caratterizzare questo percorso. Da qui il titolo 76’38’’ + ∞ che allude proprio alla durata, alla somma delle lunghezze dei video in mostra: un incoraggiamento a osservare i lavori dall’inizio alla fine, norma classica all’interno del teatro, comportamento inconsueto nel museo. Dove ∞ è invece riferito alle innumerevoli possibilità della nuova danza, un loop creato appositamente per il Centro Pecci: un’opera senza fine realizzata per essere esperita dai pochi secondi all’eternità.
Il catalogo è un compendio del lavoro di Bel, pensato per fornire un approfondimento generale sulla sua pratica artistica. Oltre a un testo critico di Gerald Siegmund che fornisce una lunga analisi della sua ricerca dagli anni Novanta ad oggi e una conversazione con la curatrice in cui Bel discute molti dei problemi teorici che lo hanno portato alla creazione delle sue opere, il libro include immagini in grande formato e schede descrittive della maggioranza dei suoi lavori.